DANIEL LANOIS: FOR THE BEAUTY OF WYNONA

  Tra i musicisti verso cui ho una venerazione sconsiderata, un posto pressoché inattaccabile lo occupa Daniel Lanois. Il canadese, classe 1951, è per molti un “produttore” e poi un musicista, per me è un produttore perché è un musicista. Certo ha lavorato sui dischi di Dylan (Oh mercy e Time out of mind), Peter Gabriel (Us), U2 (Joshua tree e Achtung Baby, trasformando una canzoncina in un capolavoro: Love is blindness), Willie Nelson (l’intensissimo Teatro), ma soprattutto ha realizzato lui stesso un disco eterno, For the beauty of Wynona. Uscito nel 1993 e non ancora esplulso dalla mia personale heavy-rotation, registrato con quattro turnisti dell’area di New Orleans (più l’aggiunta di un ottone), questo album risponde alla domanda fondamentale che Lanois esprime in ogni suo lavoro: ho una canzone, ho una melodia, ho una ritmica, e ora che cosa ne faccio? E’ il tratto distintivo finale quello che il canadese ha in mente, il percorso dall’intuizione alla vestizione, dall’enunciazione alla fruizione. In questo suo passare dall’idea al prodotto finale, Daniel Lanois ha un approccio di costruzione fisica che mi fa pensare agli artigiani, agli scultori, alla capacità di modellare la pietra in modo sempre diverso e in questo disco tutto questo esce in tutta la sua forza ammaliatrice. Idea e produzione, uso di filtri ed effetti: tutto è suono, tutto è progetto sonoro nelle mani dell’artigiano. Brother LA è una ballata rock piena di filtri e distorsioni registrata su non so quante piste mentre l’eterea The collection of Marie Claire lo riporta ai tempi del suo precedente Acadie, tra chitarre acustiche e strofe in francese, The messenger è un quadro impressionista inquietante e dalla voce straziata. Dopodichè per una serie di motivi personali e passionali, la banalità di Death of a train è quella che più mi affascina, con quella sua cadenza limpida e pigra, con quel suo esplodere di chitarre distorte sul calar della sera, con quel suo descrivere la storia della vecchia vaporiera sul binario morto. Convincente, sorprendente anche quando – con Shine, nel 2003 – decide di costruire un album di ovatta e di spirito, Daniel Lanois rimane una novità incombente. Per questo, parlando di “novità ed attese del 2008”, da lui mi attendo molto.

Dalla fine del 2006 il canadese ha iniziato a lavorare su un progetto chiamato HereIsWhatIs, un work in progress che ha coinvolto vecchi amici (da Emmilou Harris a Brian Eno, da Bono a Ruben Blades) e che è diventato inizialmente un film presentato al Toronto film festival, bizzarra idea di un film che viene “prima” del disco di cui narra la gestazione. Dal 27 dicembre Lanois ha messo a disposizione HereIsWhatIs sul sito web della sua casa discografica (http://redfloorrecords.com/HereIsWhatIs.htm) a 9.99$. Il prodotto “fisico” sarà disponibile solo a partire dalla primavera. Io me lo sono ordinato on web. Ne parlerò più avanti: il mio 2008 inizia da lui….

Walter Gatti

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