Non piace a molti “puristi”, ma nessuno può negare che LUCKY PETERSON abbia del talento. Lo aveva già mostrato verso i suoi 5 anni, quando – come dice la leggenda – Willie Dixon lo vide esibirsi nel locale del padre e gli predisse una carriera notevole. Ora Lucky – che vive tra i concerti e i sermoni nella sua chiesa di Dallas – esce con un nuovo album, Every secondo a fool is born (JSP Record) in cui blues e buon chitarrismo sono parti integranti di un prodotto che si ascolta con piacere. L’attacco è tostissimo, Aint’ Going to Boss Me, seguito da un perfetto mid-tempo come I Can Do Better By Myself. La title track e My Baby Change sono bei lenti aggressivi, mentre per fortuna c’è poco spazio per il funky, per i soul blues o le stranezze (Lucky’s blues e Love me). Il disco è intenso e ottimamente suonato e ascoltare Running Down the Railroad e After the dance precisa che Lucky è tornato alle origini: magari rimanendo nel solco di Buddy Guy, anche se Stevie Wonder rimane dietro l’angolo…
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