In molti hanno perso tempo per scrivere di LA LUNGA STRADA DEL ROCK. Intendo molti giornalisti. Ringrazio tutti e più avanti riporto alcune cose. Ma qui desidero pubblicare una cosa scritta da uno che conosco e stimo in modo personale. Ha scritto queste righe. Mi hanno “scosso e commosso” e quindi le condivido. Thanks Paolo.
“Nel libro, la sola intervista a Shane McGowan è da antologia del giornalismo. Quando cioè il giornalismo era giornalismo, prima di diventare online. Quando cioè il giornalista andava sul posto, si sbatteva per ore ad aspettare le bizze della star, faceva ore di anti camera con la minaccia che la star cambiasse idea o – nel caso di Shane, Dio lo benedica – non schiattasse dopo la milionesima sbronza del giorno. Il libro di Walter Gatti è tutto questo, storie raccolte sulla strada, come gli inviati di una volta quando giornalismo non era copia-e-incolla da questo o quel sito.
Sulla strada con le star Walter c’è anche stato ad esempio viaggiando con Enrico Ruggeri per il Canada, volando a Philadelphia a incontrare gli Eagles. Questo libro vi fa viaggiare con lui, un giornalista che – caso rarissimo – parla poco o niente di se stesso, ma lascia lo spot light a loro, ai musicisti. Non ha paura Gatti di alzare il tono delle domande (splendida quella a De Gregori con cui incrocia anche le chitarre) dote rara nella piaggeria di chi intervista i vip, che usualmente si sottomettono al personaggio per tenerselo buono e confezionano veline, non interviste. Piacciono le brevi introduzioni poi che ha scritto per ogni itnervista, portandoci nell’atmosfera del momento.
Ma a me è piaciuto soprattutto la sua prima recensione, quella del concerto di Crosby Stills and Nash a Milano nel giugno 1983. C’ero anche io quella sera, avevo vent’anni e nell’anticamera del mio cervello non passava manco l’idea che anni dopo sarei diventato collega di Walter, anche io sulle tracce, disperatamente, degli ultimi scampoli della gloria del rock’n’roll. La sua prima recensione, quelal appunto di CSN, mi ha ributtato di schianto a una serata memorabile che avevo rimosso. Rileggere ogni un articolo scritto quasi 30 anni fa, di solito ti fa pensare a quanto poteva essere scritto meglio. No, quello di Walter era perfetto allora e lo è ancora adesso: lungi dal farsi travolgere dalla fandom, trent’anni fa capì perfettamente quello che stava succedendo sul palco e tra il pubblico, con una intelligenza del cuore e del cervello che lasciano senza parole. E’ una lunga strada quella del rock, ma riporta sempre a casa”
(Paolo Vites).