PATTI SMITH E IL PAPA: UN INCONTRO, UN SORRISO

patti smith

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dove è discordia, ch’io porti la fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza

C’è una voce recitante che declama la “Preghiera semplice” di San Francesco dentro a Constantine’s Dream, canzone racchiusa nel recente ed ultimo (ad oggi) disco di Patti Smith. Una citazione francescana per questa cantante-poetessa statunitense che adora il santo di Assisi e che dalla meta degli anni Settanta alterna versi sciolti e interpretazioni rock, visioni mistiche e ribellioni esistenziali.

Ieri, mercoledì 10 aprile, Patti ha sorpreso un po’ tutti presentandosi in piazza San Pietro all’udienza generale di Papa Francesco. Lui, il Papa argentino, e lei, la rocker newyorchese, accomunati da una mano, da uno sguardo, da un sorriso. Forse, anzi sicuramente, da una preghiera.

Chi non conosce la Smith forse può sorprendersi. Che ci fa una rocker dal Papa? Chi la conosce immagina che questo gesto non sia poi cosi strano – Patti è anche definita “sacerdotessa del rock”, un po’ per la sua postura ellenico-metropolitana, un po’ per il suo misticismo acido e viscerale – ma si sorprenderà lo stesso.

È vero che Patti è un’incredibile e unica ricercatrice di cose vere: vita e morte vanno insieme nelle sue canzoni, insieme a poeti e registi, tossici e ribelli, monaci ed esploratori. È talmente fuori dagli schemi e così fortemente dedicata a cogliere il fascino umano delle cose incontrate, che già alla fine degli anni ’70, in piena rivoluzione punk, si era innamorata di Papa Luciani a tal punto da dedicargli immediatamente un disco e una canzone (“Wave”) alla notizia della sua improvvisa e imprevedibile morte. Ed era una canzone che parlava dello sguardo meraviglioso che quel Papa aveva – in un qualche modo – dedicato a lei:

Quando ti avevo visto affacciarti al balcone /
Il tuo volto mi aveva fatto sentire esattamente ciò che sono /
È stato meraviglioso /
Ero felice /
Mi hai fatto essere felice /
E ora volevo proprio ringraziarti

Noncurante del politicamente corretto, assolutamente disinteressata a chi denigra e svilisce l’autentica esperienza cristiana di conversione e innamoramento per la figura di Cristo e per la sua consolante Madre, Patti Smith ha continuato, negli anni, a confermare la sua entusiastica e profonda attrazione per le radici del cristianesimo, tra gesti di devozione, canzoni-preghiere e canzoni-ricerca. E così, vagando dimessa e attenta tra le mille strade del presente, si è fatta trovare in piazza San Pietro, attaccata alla balaustra dove ieri passava Papa Francesco e sorridendo l’ha salutato, accogliendo la sua benedizione.

Chissà se altri musicisti avranno la stessa semplicità di andare in quella piazza ad ascoltare quell’uomo vestito di bianco che parla di misericordia. Chissà se gli artisti italiani sapranno cogliere l’immenso attimo di uno sguardo amico in cui riversare la propria speranza. Chissà se Patti Smith ci scriverà una canzone. Anche questo potrebbe accadere in quella cosa strana e a volte stupefacente che chiamiamo rock. Anche questo accade sull’immenso e spettacolare sipario della vita.

Walter Gatti

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