Questa si che è una novità. Una stranezza. Allora: un giornalista (Walter Gatti, lo conosciamo) incide un disco. Un altro giornalista (Giuseppe Verrini: fotografo, autore e recensore di molte testate specializzate, in primis del Buscadero), lo ascolta. Quest’ultimo lo segnala tra i migliori dischi del mese nella sua pagina “Magnificent Seven”, dove approposito di Southland dice: “Sorprendente disco d’esordio , e che ospiti….!”. Allora il primo giornalista fa una pensata bizzarra: intervistare il secondo giornalista approposito del disco del primo giornalista. Semplice e bislacco. D’altra parte qui il primo giornalista fa il suo mestiere (di intervistatore), mentre anche il secondo fa il suo (esprime giudizi critici). Per farla breve, ecco l’intervista:
Hello Giuseppee bentrovato. Hai dunque ascoltato Southland: il tuo primo giudizio? Il tuo primo commento…”a pelle”?
Mi sono detto chi è questo Valter Gatti? La copertina e gli ospiti mi incuriosivano. E’ stata una bella sorpresa scoprire questo disco, i brani originali e le due cover hanno un suono molto rootsy, americana e folk-blues, qualcosa di sano e genuino,che arriva da un vero amante della buona musica, un suono che mi piace molto.
Il Gatti è un giornalista, prima di tutto. Che effetto ti ha fatto sentire un disco rock-blues di un tuo collega?
Beh intanto io sono un appassionato e collezionista di musica. Ho fatto per molti anni il manager di multinazionali nel settore High Tech e da qualche anno, avendo più tempo a disposizione, ho deciso di dedicarne gran parte alla grande passione della mia vita, la musica,e quindi ho iniziato a scrivere su alcune testate cartacee e online. Non sono sorpreso nel vedere un giornalista suonare, sono amico, e stimo molto due grandi giornalisti e scrittori come Marco Denti e Fabio Cerbone che sono anche dei bravi musicisti.
Nel disco ci sono 10 canzoni: ritieni che ci sia una coerenza nel tutto, una organicità, oppure si sentono differenze tra i due pezzi “nobili” di Dylan e Steve Miller e i brani originali?
Direi di no, certo hai scelto due grandi pezzi di Bob Dylan e Steve Miller, ma mi sembra che le versioni fatte ben si integrino con il resto dei brani.
Il Gatti si è confrontato con due classici, canzoni immense. Le cover raggiungono la… sufficienza?
Si direi ben fatte, si ascoltano con piacere queste differenti versioni principalmente acustiche di brani sentiti centinaia di volte.
Entrando nel merito dei pezzi, ci puoi dire cosa ti piace di più e cosa ti ha convinto?
Mi piace il suono, il profumo del viaggio che traspare nei vari brani, gli Stati del Sud dell’America, amata e sognata, i deserti, le grandi distese e gli enormi spazi aperti che riaffiorano in ogni momento, i ritmi sudisti. Un solo appunto: non mi convince mai nei dischi lenti la presenza contemporanea di brani cantati in parte in italiano, anche se qui sono solo due su dieci,e in parte in inglese, lo sconsiglio sempre.
A tuo parere dove si sente maggiormente l’ispirazione southern che l’autore proclama proditoriamente? In certi brani? Nella produzione complessiva? Nell’atmosfera? Oppure magari non si sente….?
Si sentono… si sentono molto bene le atmosfere presenti in tanti film western e non made in USA, il viaggio, i grandi spostamenti, la polvere, la sabbia dei deserti, gli enormi spazi, le ghost town, le mandrie, i fuorilegge. Tra i vari brani originali mi piacciono in particolar modo la title-track Southland che ci immerge subito in quei territori, la dolce melanconia di Your Town, l’intima ed emozionante Take Me as I am, che sembra una outtakes dell’ultimo disco di Leonard Cohen, la grande energia rock di Gloomy Witness.
Quali sono, se ci sono, le “ispirazioni” di autori celebri che tu hai sentito più presenti?
Ci sono diverse “ispirazioni” presenti nel disco, da Ry Cooder ai grandi singer-songwriter texani, dal southern-rock al folk- blues e ho trovato nei brani più intimi anche Leonard Cohen.
Nel cd ci sono alcune partecipazioni “eccellenti”. Come le giudichi, tenendo conto che a volte le “ospitate” rendono un prodotto più spendibile, ma non necessariamente più bello…
Sono un grande fan di artisti come Michele Gazich e Massimo Priviero, che stimo non solo come musicisti, e quindi il fatto di ritrovarli nel tuo disco mi ha fatto molto piacere e penso che questa presenza potrà invogliare anche altre persone a scoprire questo tuo lavoro. Michele Gazich suona il violino con l’anima e anche il lavoro che ha fatto di produzione è veramente ottimo. Mi ha colpito e impressionato vedere il suo violino in versione hendrixiana in All along the watchtower. Massimo Priviero ha una carica, passione e soul nel cantare che viene fuori molto bene anche qui in Raffiche di vento. Notevoli anche le chitarre di Chris Hicks, Greg Martin e Greg Koch che danno un ulteriore tocco internazionale al suono.
Insomma: consiglieresti Southland? Chi potrebbe ascoltarlo con piacere?
Si lo consiglio e l’ho anche già inserito nella mia pagina FB, Giuseppe Verrini – The Magnificent Seven, dove segnalo ogni mese quali sono secondo me i migliori dischi italiani ed internazionali, ricevendo positivi riscontri dai numerosi appassionati e musicisti che seguono la pagina.
Domanda finale: se questo è il risultato, cosa consigli a Gatti: di continuare? Di lasciar perdere che ha già fatto il massimo? E quali suggerimenti gli daresti per un eventuale secondo Cd più emozionante del primo?
Continua, continua, suona dal vivo, porta in giro la tua creatura, e prepara senza problemi un secondo disco, con grande naturalezza e con lo stesso amore ed entusiasmo che traspare da questo primo eccellente lavoro.