Best 2019: Blue World

Eccoci inesorabilmente alla fine di un altro anno, momento di bilanci e di nomina del miglior lavoro discografico degli ultimi 12 mesi. Nonostante siano stati pubblicati degli ottimi nuovi lavori, quest’anno è stato caratterizzato, a parer mio, da moltissime ristampe di grande qualità relative a dischi a volte dimenticati o che non hanno avuto la giusta attenzione. Mi riferisco, ad esempio ma non solo, ad una bellissima registrazione dal vivo di Jorma Kaukonen & Jack Casady, pre Hot Tuna del 1969 (Bear’s Sonic Journal), alla ristampa in versione DeLuxe di The Healing Game di Van Morrison del 1997, a un eccellente Broken Barricades dei Procol Harum del 1971, al bellissimo cofanetto Welcome to the Vault della Steve Miller Band, ad una interminabile sequenza di dischi di Frank Zappa promossi dalla famiglia e di Jerry Garcia con e senza i suoi Grateful Dead, senza ovviamente farci mancare l’ennesimo disco di Bob Dylan della ormai straboccante Bootleg Series.
A me però ha particolarmente colpito la ristampa da parte della IMPULSE! di Blue World di John Coltrane che non può che classificarsi come disco perfetto e sublime. In realtà non è proprio una ristampa ma un disco ibrido di pezzi stranoti ma in una versione uscita nel 1964 come colonna sonora di un film.

Blue World - John Coltrane

Le note contenute nel disco infatti raccontano, e svelano alla maggior parte di noi, che nel 1964 il regista canadese Gilles Groulx chiama Coltrane a realizzare la colonna sonora del suo film Le Chat dans le Sac, particolare pellicola in bianco e nero, caratterizzata da una narrazione “in continuum” e dialoghi improvvisati: perfetta situazione per Trane ed un gruppo eccezionale di musicisti come McCoy Tyner (piano), Jimmy Garrison (basso) e Elvin Jones (batteria). Il (super)quartetto suona 37 minuti di musica di supporto ad un film politico, estremo, che narra di temi di indipendenza e libertà (del Québec); Coltrane, coinvolto dalla storia, mette di seguito 5 pezzi, alcuni su 2 o 3 take diverse, senza nemmeno vedere una scena del film e, in pochi giorni, consegna un nastro mono al regista che utilizzerà questo materiale per il suo film (in realtà se ne ascoltano solo pochi minuti ma tanto basta a classificare questo disco “colonna sonora”). Riavere oggi in mano la sequenza completa dei pezzi realizzata da Coltrane per il film è stupefacente: infatti il disco è a dir poco eccezionale considerando che Trane in quello stesso anno sta lavorando alla registrazione di due capolavori assoluti come Crescent e A Love Supreme con il quartetto storico con cui suona dall’inizio del 1960 ed ha terminato da pochi anni la collaborazione con Miles Davis che ha prodotto una serie di capolavori tra i quali Kind of Blue (1959). Il film si apre con i due giovani protagonisti (Barbara e Claude) che sullo sfondo in bianco e nero di Montreal si interrogano su chi sono e cosa stanno cercano; abbastanza insolitamente per i tempi la colonna sonora è jazz ed in particolare le note di accompagnamento dell’inizio del film sono quelle di Naima, una delle più belle e note ballate di Coltrane apparsa per la prima volta su Giant Steps del 1959; Naima, in differente take, chiuderà il disco, in una versione leggermente più rilassata.

Segue la traccia Village Blues, che compare in tre take distinte: anche in questo caso si tratta di uno standard già apparso in Coltrane Jazz del 1961. Like Sonny, pezzo presente per la prima volta nel medesimo album Coltrane Jazz appena citato, è ovviamente un tributo a Sonny Rollins che Coltrane aveva incontrato nel 1955 e sostituito nel gruppo di Miles Davies. Segue Traneing In proveniente dall’omonimo album del 1958 assieme al pianista Red Garland conosciuto nelle varie formazioni di Miles Davies e con il quale collabora spesso come farà, nella sua breve carriera, con decine di colossi del jazz come, oltre ai già citati, Thelonious Monk, Kenny Burrel, Duke Ellington, Dizzy Gillespie, Art Blakey e decine di altri. Come ben sappiamo, John Coltrane è un pilastro della musica a cui moltissimi si sono ispirati ed ha segnato lo spartiacque tra il be bop ed il free jazz, gettando le basi della musica modale. Questo disco lo dimostra perfettamente e nonostante i suoi 55 anni è godibilissimo per gli amanti di Trane e di tutta la buona e grande musica.

Davide Palummo, dicembre 2019

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