Un tuffo nel passato! Questa la prima cosa che mi è passata in mente ascoltando HATE FOR SALE, l’ultimo lavoro dei Pretenders, si, proprio la band di Chrissie Hynde rediviva…. Era dal 2016 infatti che i Pretenders non pubblicavano nulla di nuovo ma per quanto mi riguarda la loro storia si era fermata a fine anni 80. Per chi ha qualche capello bianco in testa, i Pretenders sono la band che si fece conoscere prepotentemente con il suo album d’esordio, omonimo, copertina bianca, nome della band in alto in bel font e i quattro musicisti in nero, tranne Chrissie in giubbotto di pelle rossa. Grande disco, canzoni sporche, alcune sparate a mille (punk), altre più moderate (rock) ed alcune sdolcinate (pop) tanto da meravigliarsi che stessero sullo stesso disco: era il 1980 e il disco scalò le classifiche per poi guadagnare anche, molti anni dopo, una posizione nella Grammy Hall of Fame: contiene brani notissimi come Precious (tono punk con batteria pressante, chitarre tese e voce ragliante fino alla chiusura con un bel fuckoff),The phone call (ancora punk duro dove il ritmo è tenuto alto da batteria e basso), Private Life (pezzo più morbido, reggae/rock, voce squillante ma equilibrata) e Brass in Pocket (patinato brit pop, ancora grande voce). Con qualità altalenante seguono negli anni una serie di dischi buoni (forse i primi tre) ma non eccelsi (tutti gli altri) che portano la band su varie sponde musicali, a volte club, poi rock e spesso pop. Sicuramente ricorderete quella Don’t Get Me Wrong contenuta in Get Close del 1986 che divenne famosa anche per la clip con i personaggi di The Avengers (la serie televisiva inglese degli anni 60, non i film della Marvel del secolo successivo). Ma eccoci ai giorni nostri con questo HATE FOR SALE, la nostra Chrissie assieme alla band con cui suona da anni, diversa da quella delle origini ma ormai affiatata e rodata in tantissimi tour in tutto il mondo.
Copertina in stile con quella di 40 anni prima, quella dell’esordio, i musicisti uno affianco all’altro ripresi in bianco e nero, nome del gruppo a grandi lettere in alto, titolo su bollino verde in basso a sinistra. Inossidabile Chrissie alla voce ed alla chitarra (ed anche all’armonica in alcuni pezzi) che sfoggia ancora un giubbotto di pelle nelle foto di copertina e interne ma capelli biondi e non più la sua capigliatura corvina arruffata a cui eravamo abituati. Alla batteria Martin Chambers che, con qualche piccola interruzione, suona nei Pretenders sin dall’inizio: il suo contributo al suono del gruppo è decisivo. Alla chitarra James Walbourne dal 2009 nel gruppo che forse qualcuno ha conosciuto nei The Rails, gruppo folk rock britannico che si è fatto notare negli ultimi anni per alcuni interessanti lavori tra i quali sicuramente Other People del 2017. Nick Wilkinson al basso, nella band dal 2006 e Stephen Street alle percussioni, nuovo arrivato nel gruppo ma anche produttore (già lo era stato di The Smiths, Blur, The Cranberries, non proprio un novellino). Questo disco ha tutto per essere un buon disco: registrato in due prestigiosi studi al centro di Londra, il RAK Studios (che ha visto passare nelle sue sale Paul McCartney, The Who, gli YES, The Cure, John Martyn, gli Status Quo, …) e The Bunker at 13 (che ha ospitato Adele, i Coldplay, Noel Gallagher, Blur, Arcade Fire, …), una band di grandi musicisti che ormai suonano all’unisono e una leader matura e carismatica. Ricordiamoci infatti che Chrissie, ormai alla soglia dei 70 anni, da quando ne aveva 22 bazzica Londra (lei che è nata nell’Ohio/USA), ed ha frequentato in quei favolosi anni londinesi gente come Sid Vicious e Johnny Rotten (Sex Pistols), Mick Jones (Clash), Captain Sensibile (The Damned) e maturato uno spirito da vera rocker.
In questo ultimo disco c’è tutta la grinta, la professionalità, la voce di una grande musicista come Chrissie Hynde è. Basta ascoltare la title song che subito ci riporta al rude suono del punk rock degli anni 70…ma nel disco ci sono anche tutti gli altri registri dei Pretenders che avevamo amato nel disco di esordio ed un pò si erano persi negli anni. Eccoli tutti qua, godiamoceli!
Davide Palummo, ottobre 2020