In un’ideale classifica di dischi italiani da ascoltare sicuramente almeno una volta nella vita, ce ne sono almeno alcuni che portano la firma di quel bizzarro ed elastico ensemble che rispondeva al nome di CSI e, nella sua prima e più longeva fase, CCCP. Dietro alla sigla, che giocava con gli acronimi di Comunità di Stati Indipendenti e con l’Unione di Repubbliche Socialiste Sovietiche, c’era soprattutto il sodalizio tra Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni con l’aggiunta di personaggi di autentico valore nel panorama rock, vale a dire Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli e Giorgio Canali. L’esperienza CSI ha fruttato alcuni dischi da non dimenticare: KO de Mondo, Linea Gotica, Tabula rasa elettrificata. Il primo, in particolare, fu registrato in Bretagna sul finire di quel periodo atroce e simbolico che è stato quello della guerra nei Balcani. Nel ’94 (subito dopo KO de mondo) i CSI hanno inciso un live, frutto di una serata di finto-unplugged per Videomusic (l’antesignano italiano di MTV), In quiete, uno dei dischi più belli della storia del rock italiano. Oddìo, dire “rock†per qualcosa che giunga da Giovanni Lindo e compagni, è una definizione veramente stretta. E’ rock, ma è anche sperimentazione sulle possibile relazioni tra melodia e dissonanza, tra laude e chitarrismo distorto, tra arpeggio acustico e urlo vocale. E ancora, è coscienza umana, una delle più profonde, una delle più nette e inquietanti, riflessione impietosa e senza scappatoie sull’uomo, sulle storture dell’uomo occidentale, sulle sue ideologie, sulle sue violenze, sulle sue capacità -incapacità a cercare (In viaggio), a radicarsi nel senso e sradicarsi dal non-senso. Immenso, pesante come piombo e leggero come brezza il capitolo di Memorie di una testa tagliata, un brano che sarebbe piaciuto a Dostojevskij. Un disco immenso, poetico, inquietante. Da ascoltare e riascoltare fino allo sfinimento. Applausi.
Walter Gatti