 Quando il cubano Bebo Valdes (90 anni l’anno venturo) e il madrileno Diego el Cigala (all’anagrafe Ramon Jimenez Salazar, vicino ai 40 anni) si incontarono per la prima volta correva l’anno 2001: Causa di tutto: la comune conoscenza di un regista, Fernando Trueba, appassionato di musiche hispaniche. Il primo era il grande vecchio del pianoforte cubano, il secondo l’emergente del flamenco.
Due anni dopo i due (un’intressante intervista a Bebo e Cigala si trova sul sito italiano della salsa: http://www.salsasocialclub.com/interviste/bebo_cigala_int.html#bio) si trovano in uno studio di registrazione e danno vita a uno dei più bei dischi di musica “latina” che si possano ascoltare. Dico “latina”, perché in Lagrimas Negras c’è flamenco, c’è bolero, c’è tango, c’è un coacevo di hispanicità e latinità da far venire i brividi. Ma soprattutto ci sono canzoni che fan parte della storia del genere, Inolvidable, Veinte anos, Bien Pagà , Lagrimas negras, arazzi per voce roca e pianoforte vellutato, un suono indeimenticabile che s’inerpica tra Cuba e il jazz assecondato da contrabbassi e chitarre non invadenti. Il canto dolente e fascinoso del Cigala è una magia, racconta di amori distrutti con dolore e forza autentica e non posticcia mentre intona “Anche se tu mi hai abbandonato, anche se tu hai ucciso tutti i miei sogni, io, invece di maledirti urlando di gusto, nei miei sogni ti colmo di benedizioni….”. Si toccano picchi di poesia e abissi di tristezza, sempre con quel fare contenuto e fin de siecle che è del dramma latino, mentre il mondo scorre tra rhum e zone oscure dell’amor maledetto. E si sente l’eco di qualcosa che trascende le singole “pene d’amor”…. Â
Walter Gatti
