I Velvet Underground per me sono noiosi. Ero ragazzino quando ho iniziato ad ascoltarli, ma fermavo il disco prima di arrivare alla fine: preferivo i Jefferson Airplane e i Cream. Invece quando ad un certo punto ho intercettato Rock’n’roll animal mi si è spalancato un mondo: finalmente c’era del suono, del ritmo pieno, un mondo da scoprire. Il fascino perverso e luccicante di Sweet Jane, Heroin, Rock’n’roll per me è arrivato più o meno verso la 2° superiore, forte della miscela tra il canto sbilenco di Lou e le chitarre fenomenali di Steve Hunter e Dick Wagner. Certo non posso dire di aver capito (almeno allora) cosa intendesse dire mister Reed quando declamava “When I put a spike into my vein/ And Ill tell ya, things arent quite the same/ When Im rushing on my run/ And I feel just like jesus son…/Heroin, be the death of me/ Heroin, its my wife and its my life/Because a mainer to my vein/Leads to a center in my head“. Ma di sicuro condividevo completamente un’affermazione:”Despite all the amputation/ You could dance to the rock n roll station“. Poi – se non sbaglio era il 1980 – Lou Reed è venuto a suonare a Milano, all’Arena, primo miracoloso concerto dopo una stagione di manganelli, di vetri rotti e di cariche della polizia. Concerto stupendo. Il Lou Reed successivo, quello più colto di New York e di Laurie Anderson, stimola di più il cervello, non discuto, ma per me quello che conta è tutto là , in quel suono animale irrefrenabile che è il succo e la summa di questo disco dal vivo….
Walter Gatti