Un famoso musicista con alle spalle una carriera di oltre 50 anni incontra varie volte un regista; assieme leggono una sceneggiatura sulla sua vita, il musicista partecipa direttamente alle parti che lo riguardano, scrive qualche appunto ed alla fine firma la sceneggiature e dice al regista “Vai con Dio!”.
Sembra la scena di una commedia ma invece sono le cronache di reali incontri raccontate da Peter Jaysen, il produttore del film che poi è stato realizzato: il musicista è nientepopodimeno che Bob Dylan mentre il regista è James Mangold. Il film prende le mosse dal libro “Dylan goes electric!” di Elijah Wald e dalla suddetta sceneggiatura, approvata dallo stesso Dylan, e racconta i primi anni della carriera del musicista, in particolare dal 1961 (suo arrivo a New York) al 1965, anno della nota “svolta elettrica” apertamente dichiarata al Folk Festival di Newport proprio di quell’anno.
A complete unknown, questo il titolo del film che proviene dal ritornello della canzone “Like a Rolling Stone”, è stato a lungo atteso ma il 23 gennaio 2025 è finalmente arrivato nelle sale italiane. In realtà c’è stata una premiere qualche giorno prima all’Auditorium Parco della Musica di Roma. In quell’occasione il film è stato proiettato alla presenza del regista e degli attori principali Timothée Chalamet nel ruolo di Bob Dylan, Edward Norton in quello di Pete Seeger, Monica Barbaro in quello di Joan Baez. Ovviamente erano già trapelate molte informazioni sul film uscito nelle sale americane nel settembre del 2024 ed anche grazie ad un bel trailer che, in qualche modo, ci ha fatto intravedere una grande cura alla fotografia, lo sfondo di una incantata New York di inizio anni 60 e grande cura, ovviamente, alle canzoni.
Ho visto il film all’Ariston di Sestri Levante la sera del 23 gennaio, cinema teatro sempre molto attento alle manifestazioni musicali del territorio. Il film è stato presentato da Nicolò Villani, giovane giornalista genovese, appassionato di musica ed amante di Bob Dylan su cui ha lavorato molto con la sua cover band. Nicolò ci racconta come è nato il film e della sua eccezionalità rispetto agli altri del passato che hanno trattato la vita di Bob Dylan come “Don’t look back” del 1967, “I’m not here” del 2007, “No direction home” del 2005: tutti caratterizzati da un titolo “al negativo” e che non hanno mai visto il diretto coinvolgimento del protagonista. Veniamo anche messi in guardia sul fatto che non tutto quello che vedremo è fedele alla realtà, un pò perché si parte da un libro e da una interpretazione personale del regista, un pò perché lo stesso Dylan spesso non si è attenuto strettamente alla realtà quando si è raccontato. Inoltre ci parla delle scelte del regista che si concentra su particolari esperienze di Dylan ma ne omette altre stranote e ultra documentate (come ad esempio il suo primo tour all’estero, in UK del 1965). Dopo l’ottima interpretazione di un paio di canzoni acustiche ed una elettrica, Nicolò ci lascia alla visione del film anticipandoci che a lui è piaciuto e che ci divertiremo…
Le premesse sono ottime: infatti il film ha già ottenuto 8 candidature a Premi Oscar, 3 candidature a Golden Globes, 6 candidature a BAFTA, è stato premiato al National Board, 3 candidature al Critics Choice Award, 4 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, a AFI Awards, 1 candidatura a NSFC Awards; inoltre il film A Complete Unknown è 3° in classifica al Box Office al momento del suo lancio.
Ora le aspettative sono veramente alte: si spengono le luci e parte il film… che però non vi racconto ma vi invito ad andarlo a vedere, considerando che è in programmazione in questi giorni in moltissime sale e, se potete, guardatelo in versione originale perché ho il dubbio che qualcosa nei dialoghi si sia perso nel doppiaggio in italiano.
Qui di seguito alcune mie impressioni.
Partiamo dalla regia di James Mangold che, a mio parere, è attentissima e chiaramente vuole raccontare “il suo Bob Dylan” nel ristrettissimo periodo di 5 anni e 5 dischi all’interno di una vita musicale di oltre 60 anni e circa 80 dischi (senza contare le bootleg series, i singoli, le partecipazioni ad altri progetti). Mangol ha realizzato film di tutti i generi (drammatici come “Ragazze interrotte”, commedie come “Kate & Leopold”, avventura come “Indiana Jones e il quadrante del destino”) ma quello su Johnny Cash del 2005 (Walk the line) ci aveva mostrato la sua passione per la musica e la voglia di raccontare personaggi eccezionali. Il suo Dylan emerge dalle canzoni, dai testi correlati alla situazione socio-politica, ai grandi cambiamenti in atto, non solo nella scena musicale; il film è un biopic ma in realtà non racconta nulla della vita di Dylan, da dove viene, cosa ha fatto, chi è la sua famiglia ed è proprio il suo obiettivo: disegnare un personaggio così complesso, che arriverà anche a vincere un Nobel per la Letteratura ed essere attivissimo all’età di 83 anni, solo attraverso la sua musica.
Il coprotagonista del film è a mio parere New York, città natale di Maregold e perfetto palcoscenico del film: in quegli anni la grande Mela è in subbuglio basti pensare alla vita nel Village, alla musica di protesta, alla Factory di Andy Wharol, alla scena jazz con John Coltrane e Ornette Coleman.
Menzione d’onore va a Timothée Chalamet che interpreta magnificamente Bob Dylan e si conferma uno dei migliori giovani attori della scena attuale; come lui stesso ha raccontato è stato un duro lavoro di oltre 5 anni lo studio del personaggio che non poteva solo essere interpretato ma capito, studiato, approfondito per poterne dare una versione degna di Dylan. La scelta di interpretare personalmente le canzoni nel film ci dimostra che quel duro lavoro ha dato i suoi frutti considerando, come abbiamo detto sopra, che le canzoni rappresentano l’architettura del film.
Non sono da meno gli altri attori di primo piano del film: Edward Norton che canta magnificamente le canzoni di Pete Seeger, Monica Barbaro con un’ottima interpretazione della cristallina ed estesissima voce di Joan Baez e Boyd Holbrook alle prese con la cupa e profonda voce di Johnny Cash; cantano e danno dimostrazione di grande recitazione nel dare condretezza ai loro personaggi e di conseguenza al protagonista.
Solo limitandosi a quelle cantate da Chalamet/Dylan nel film, abbiamo una lista di 25 canzoni che sono altamente rappresentative dei primi anni della produzione del Menestrello di Duluth; in realtà questa lista è impressionante perché a leggerla bene rappresenta un patrimonio della musica moderna, basilare per ogni musicista, inarrivabili poesie che hanno raccontato un momento storico ma continuano a raccontare vita, passioni, paure, aspettative, sogni di ogni uomo.
SONG FOR WOODY (Bob Dylan)
GIRL FROM THE NORTH COUNTRY (Bob Dylan e Joan Baez)
I WAS YOUNG WHEN I LEFT HOME (Bob Dylan)
FIXIN’ TO DIE (Bob Dylan)
ALL OVER YOU (Bob Dylan)
BLOWIN’ IN THE WIND (Bob Dylan e Joan Baez)
DON’T THINK TWICE, IT’S ALL RIGHT (Bob Dylan e Joan Baez)
MASTERS OF WAR (Bob Dylan)
A HARD RAIN’S A-GONNA FALL (Bob Dylan)
ONLY A PAWN IN THEIR GAME (Bob Dylan)
THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN’ (Bob Dylan)
WHEN THE SHIP COMES IN (Bob Dylan e Pete Seeger)
I’LL KEEP IT WITH MINE (Bob Dylan)
SUBTERRANEAN HOMESICK BLUES (Bob Dylan)
HIGHWAY 61 REVISITED (Bob Dylan)
IT’S ALRIGHT, MA (I’M ONLY BLEEDING) (Bob Dylan)
ALL I REALLY WANT TO DO (Bob Dylan e Joan Baez)
LIKE A ROLLING STONE (studio) (Bob Dylan)
MR. TAMBOURINE MAN (Bob Dylan)
IT AIN’T ME BABE (Bob Dylan e Joan Baez)
MAMA, YOU BEEN ON MY MIND (Bob Dylan e Joan Baez)
MAGGIE’S FARM (Bob Dylan)
IT TAKES A LOT TO LAUGH, IT TAKES A TRAIN TO CRY (Bob Dylan)
LIKE A ROLLING STONE (Bob Dylan live in Newport)
IT’S ALL OVER NOW, BABY BLUE (Bob Dylan)
Davide Palummo, gennaio 2025