Solomon Burke ha deciso di salutarci all’aeroporto di Amsterdam, bizzaro modo di oltrepassare, proprio stando nel luogo dove si parte, dove si trasmigra, dove ci si invola. Ci ha lasciato canzoni stupende (Everybody needs somebody e Proud Mary), una storia iniziata negli anni d’oro della Stax, quano era uno dei giovani vocalist che affiancavano Otis Redding, Aretha Franklin, Joe Tex e Wilson Pickett. Tra le sue cose immense e da non perdere il Live at the house of blues e Don’t give up on me (con la produzione di Joe Henry), il suo disco più bello dagli anni Sessanta in poi. A Poretta terme è stato spesso l’ospite d’onore e il suo soul-medley (che negli anni cambiava sempre, ma che in ogni caso era una carrellata emozionante tra gli standard della soul music) è stato a lungo un classico. E ora dei più grandi è rimasta solo Aretha…
WG
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