Best 2017, Lotta Sea Lice

Eccoci all’annuale appuntamento in cui vi confesso qual’è stato per me il miglior disco di quest’anno, facendo una scelta (lo dico sempre, a rischio di sembrare ripetitivo) soggettiva, discutibile e non basata sull’oggettiva qualità del lavoro prescelto. Sarebbe certo stato facile attribuire il podio, quest’anno, ad esempio a Van Morrison che ci ha deliziato con ben due bellissimi dischi (Roll with the Punches e Vesatile), oppure a Steve Winwood con il suo eccellente Greatest Hits Live, oppure ancora a Gregg Allman con Southern Blood, il suo ultimo e commovente lavoro: ma questa volta ho preferito guardare al futuro e scommettere su giovani artisti che spero sappiano investire nel loro talento. Il lavoro che ho scelto è Lotta Sea Lice di Courtney Barnett e Kurt Vile.
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Barnett-Vile, a dir poco una strana coppia che sembra veramente avere poco in comune se non la giovane età (37 anni lui, 30 anni lei). Kurt Vile è forse un pò più noto tra i due: per la sua militanza nella band The War of Drugs che nel 2008 ebbe un certo successo con il disco Wagonwheel Blues e per vari ottimi riscontri ottenuti come solista, canzoni caratterizzate da liriche malinconiche e sonorità che ricordano il rock americano degli anni ’70. In ogni caso negli USA e soprattutto nella sua Filadelfia è piuttosto conosciuto. Courtney Barnett è abbastanza sconosciuta invece, soprattutto lo era prima del suo disco di esordio del 2015 Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit. In realtà un disco molto interessante, un indie rock semplice ma di buona qualità che in qualche modo a me fa tornare alla mente alcuni sgangherati ma talentuosi cantautori americani degli anni 80, uno tra tutti Jonathan Richman. La Barnett è australiana, ha fondato con la sua compagna Jen Cloher una etichetta discografica indipendente (MILK!) ed artisticamente sta crescendo molto bene. Barnett e Vile si conoscono dal 2014 ed hanno subito maturato l’idea di lavorare assieme soprattutto dopo la nascita di una sincera amicizia, oltre che stima professionale. Così viene progettato e realizzato questo disco basato su 9 canzoni scritte dai due tranne una della compagna della Barnett ed una della cantautrice Tanya Donnelly. Il disco si apre con Over Everything la canzone che Vile scrisse nel 2015 e che fu l’invito alla Barnett a cantarla assieme ed iniziare quindi una collaborazione. I testi sono semplici, raccontano la quotidianità, il sound è quasi domestico: le voci dei due si mescolano apparentemente male ma in realtà funzionano proprio in questa tecnica, ricercata o naturale non saprei dire, che porta a sonorità fresche e lineari.

L’alternanza s’impone subito con una seconda canzone scritta dalla Barnett, Let it Go, ancora racconto di una stupefacente quotidianità su un ritornello semplice e ripetuto. La terza traccia Fear is Like a Forest, quella scritta dalla Cloher, inizia più rockeggiante con una chitarra elettrica che sarà la colonna portante: il pezzo comunque funziona ed ha una buona struttura sorretta dalle due voci che qui sembrano più amalgamate. Segue Outta the Woodwork, della Barnett, con struttura quasi country-blues, molto ben costruita su sonorità lente ma equilibrate ed ancora le due voci che si intrecciano coese. Segue uno dei pezzi forti del disco, Continental Breakfast di Vile che racconta la difficile amicizia tra persone che vivono lontane, addirittura in continenti diversi, sulla struttura di una tranquilla ballata a due voci. La sesta canzone è On Script, della Barnett, notturna ballata ben appoggiata sulla voce di lei e su accordi vibranti ed al limite dell’accordatura delle chitarre. Blue Cheese di Vile è ancora un pezzo dai semplici arrangiamenti rock and roll sconfinanti nel rockabilly con annessi urletti e fischi. Peepin’ Tom ancora di Vile racconta le angosce di un ragazzo che non sa che fare delle sue giornate e si sente come un guardone sulla scena della vita. L’ultima canzone del disco, Untogheter, è della cantautrice Donnelly ma non stona affatto nel set delle altre: ancora una struttura da ballata quasi country per raccontare esperienze amorose difficili ma che fanno maturare. Se questo è l’inizio, possiamo ben sperare nel futuro di questa collaborazione che sembra aver fatto tesoro dei grandi autori amati e ben conosciuti dalla Barnett e da Vile: solo in questo lavoro è facile rinvenire le tracce di Neil Young, Nick Cave, Lou Reed, Bob Dylan e molti altri.

Davide Palummo, dicembre 2017

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