BEST 2022: Live at Capitol Theatre

La notizia della scomparsa di David Crosby mi arriva proprio quando stavo terminando la scrittura del pezzo BEST 2022, l’articolo che pubblico usualmente su queste pagine con la scelta del mio miglior disco dell’anno appena chiusosi: in questo caso la scelta era caduta su Live at Capitol Theatre proprio di David Crosby & The Lighthouse Band.

David Crosby & The Lighthouse Band

Con la tristezza nel cuore ho terminato il pezzo ma con ancora maggior convinzione di aver scelto un disco ma soprattutto un musicista degni di grande attenzione. The Lighthouse Band sono Becca Stevens, Michelle Willis e Michael League, tre musicisti con i quali Croz amava suonare fin dal 2016 quando aveva pubblicato l’omonimo disco Lighthouse seguito da Here If You Listen un paio di anni dopo. Credo superfluo raccontare chi sia David Crosby perché ha scritto la storia della musica rock: da metà degli anni sessanta infatti ha partecipato ad alcuni dei capitoli di maggiore interesse della musica americana come The Byrds (assieme a Roger McGuinn e Gene Clark) e CSN&Y (assieme a Stephen Still, Graham Nash e, ogni tanto, Neil Young). Per capire quanto sia importante Live at Capitol Theatre, che ormai purtroppo possiamo chiamare il suo ultimo lavoro, credo sia altresì interessante analizzare gli ultimi 25 anni della sua lunghissima carriera. Senza rinnegare le sue radici musicali e mantenendo fede ad una scrittura semplice e pulita, con l’ausilio di una voce per nulla intaccata dall’età, da metà degli anni novanta Croz mostra una rinnovata voglia di produrre ottima musica e lo fa accompagnato da giovani talentuosi musicisti. Nel 1998 inizia la breve ma intensa produzione dei CPR (abbreviazione di Crosby Pevar & Raymond) che corona il ritrovamento di suo figlio James Raymond, dato in adozione agli inizi degli anni sessanta. I CPR realizzano un paio di ottimi lavori (l’omonimo CPR ed il successivo Just Like Gravity) ed altrettanto apprezzabili registrazioni dal vivo (Live at Cuesta College e Live at The Wiltern) ma soprattutto dimostrano la capacità di Crosby di valorizzare giovani talenti e creare valide collaborazioni mettendo la sua esperienza al servizio della musica. Lo stesso succede successivamente con The Lighthouse Band ed arriviamo al disco da me scelto. Si tratta della promozione delle musiche già pubblicate in Here If You Listen nel 2018, registrazioni live avvenute dopo un tour sul territorio americano conclusosi proprio al Capitol Theatre di Port Chester, stato di New York. ll gruppo è fortemente orientato a sonorità acustiche considerando l’esperienza dei singoli: Michael League è infatti noto a molti per la sua militanza nella super band jazz/fusion di Brooklyn Snarky Puppy, Michelle Willis invece è una tastierista, cantante e autrice canadese con una lunga carriera come guest-vocalist per Iggy Pop, Michael McDonald e molti altri mentre Becca Stevenson è una cantante, cantautrice e chitarrista jazz e folk. Certamente la voce più importante – anche perché inconfondibile e riconoscibilissima – è quella di Croz ma anche gli altri forniscono importanti contributi canori, tra tutti il migliore – a mio avviso – quello di Becca. Sono 16 i pezzi presenti nel CD dai titoli spesso noti ai conoscitori della musica di David Crosby, alcuni recenti altri storici e più datati; in tutti si nota l’affiatamento tra i quattro musicisti che riescono a tirar fuori 16 gioielli che dal vivo sono ancora più coinvolgenti che nella versione da studio. Il disco è tutto godibilissimo sin dall’apertura con The Us Below con la chitarra di Michael e la voce di David in grande presenza; segue 1974, una traccia demo perduta da tempo che Crosby ha tenuto per decenni nei suoi archivi e qui ce la ripropone lasciando la parte corale e strumentale ai compagni. Guinnevere ci riporta indietro di molti anni quando CS&N la incisero per la prima volta: qui la voce di David è delicatissima e si mescola benissimo con le altrettanto delicate sonorità create dai Lighthouse. Il cuore batte a mille alle prime note di Déjà Vu, riproposta da Crosby centinaia di volte dopo la sua pubblicazione nell’omonimo album di CSN&Y del 1970: qui la voce è decisa ma delicata con il supporto delle chitarre e soprattutto del piano di Michelle. Degnamente il disco si chiude con Woodstock, tre chitarre, un pianoforte, 4 voci…magnifica!

Qualche mese fa David Crosby aveva annunciato l’addio ai concerti con l’intenzione però di continuare a far musica fino a quando avesse potuto: questo disco, suo malgrado, rappresenta un testamento confermando la sua profondità come autore e musicista ma anche come artista che non ha mai, fino all’ultimo, rinunciato a produrre musica di altissima qualità. Sono convinto, comunque, che conoscere tutta la sua produzione sia importantissimo per apprezzare la musica rock alla quale il nostro ha dato un contributo fondamentale.

Davide Palummo
Gennaio, 2023

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