HIGGS BOSON BLUES

La recente scomparsa di Peter Higgs, premio Nobel per la Fisica, non poteva non farmi tornare alla mente la canzone Higgs Boson Blues di Nick Cave and The Bad Seeds. Al tempo della sua pubblicazione lessi moltissimo per trovare un qualche collegamento tra la fenomenale scoperta del fisico britannico e la complessa ed onirica canzone di Cave, basandomi sulle mie poche ma appassionate competenze di fisica quantistica così come di musica rock. La scoperta di quella particella subatomica nel 1964, in seguito chiamata Bosone di Higgs, fu assolutamente rivoluzionaria in quanto risolveva teoricamente un problema aperto dai tempi di Einstein: era confermata e resa coerente una teoria a cui mancava appunto la presenza di questa “particella fantasma”. La scoperta inoltre legava il nome di uno scienziato ad una particella come era già successo al fisico indiano Satyendra Nath Bose per i BOSONI e al fisico italiano Enrico Fermi per i FERMIONI. Ma si dovette aspettare il 2012 affiché la tecnologia mettesse gli scienziati in condizione di dimostrare fisicamente quella teoria attraverso l’acceleratore del CERN di Ginevra: Peter Higgs presenziò in lacrime alla conferenza del CERN che annunciava la identificazione del suo bosone teorizzato quasi mezzo secolo prima e l’anno successivo guadagnò il Premio Nobel. Contemporaneamente usciva Push The Sky Away di Nick Cave and The Bad Seeds contenente la succitata canzone Higgs Boson Blues.

La scrittura di Cave è come al solito cupa, intrigante, al tempo stesso complessa per i significati sottintesi ma semplice per le affermazioni chiare e dirette. Moltissimi i temi accennati nella canzone, i riferimenti storici, le riflessioni sul quotidiano e sulla storia con una forte attenzione agli aspetti sociali, politici, culturali ed in ultima analisi alla vita. L’impatto emotivo della canzone sull’ascoltatore è fortissimo, amplificato dalla voce inconfondibile di Cave, la struttura melodica scarnificata e basata solo su chitarra e batteria. Non tento nemmeno di interpretare e capire i testi, sarebbe impossibile ma è interessante soffermare lo sguardo su alcune scene descritte, dal tono apocalittico, come ci ha abituato Nick Cave non solo nelle canzoni ma anche nei suoi libri. L’apertura è su un paesaggio caratterizzato da alberi infuocati, dove l’alter ego di Nick, in stato quasi inconscio, è in macchina verso Ginevra e cita in un dialogo ideale con l’amante il Blues del Bosone di Higgs. Seguono visioni di un futuro oscuro, un bivio, come quello a cui si trovò Robert Johnson quando scelse la strada verso l’inferno attraverso la Musica del Diavolo. Primo esempio di questo inferno è l’odio razziale verso i neri d’America che provoca molti morti fino al simbolico evento dell’uccisione di Martin Luther King a Menphis in quel Lorraine Motel che oggi è Museo Nazionale dei Diritti Civili. Si cita una “lingua nuova” che affianca le parole di Martin Luther King con quelle dei fisici che proprio negli stessi anni fanno passi da giganti e gettano le basi della nuova rivoluzione tecnologica. Uno sguardo ai problemi di povertà e miseria delle popolazioni africane per poi pregare per la fine di questi giorni dannati mentre il mondo avanza senza alcuna preoccupazione, indifferenza descritta dall’immagine di Miley Cyrus nella piscina della sua villa di Los Angeles, mentre fuori il mondo crolla. La scoperta del Bosone di Higgs era la base del cosiddetto Modello Standard della fisica moderna e Cave sembra pessimisticamente descrivere un Modello Standard della vita dove le ingiustizie, le violenze e le sofferenze sono ignorate e controbilanciate da una società superficiale e poco attenta ai grandi valori della vita: forse è questa la relazione tra la canzone di Cave ed il Bosone di Higgs ma non credo che ne avremo mai conferma perché nella mente geniale del musicista si affollano spesso grandi scenari, forse poco chiari anche a lui stesso.
Davide Palummo, Aprile 2024

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