IN SESSION

Prepariamoci a celebrare il trentesimo anniversario di un evento memorabile. Il 6 dicembre 1983 venne registrata, infatti, una sessione di grande musica presso gli studi televisivi della canadese CHCH-TV secondo un format di successo chiamato IN SESSION.

In quel gelido dicembre si incontrarono ad Hamilton, sul lago Ontario, due leggende viventi del blues, Albert King e Steve Ray Vaughan, che tra una chiacchiera e l’altra suonarono per circa un paio d’ore dando vita ad una sessione fenomenale dove si confrontarono due mondi lontani ma convergenti: quello del sessantenne Albert King e quello del quasi trentenne Steve Ray Vaughan, il vecchio blues delle origini partito dalle basi acustiche di Robert Johnson ed il nuovo rock-blues, nato elettrico e contaminato dal rock’n’roll.
Il format televisivo venne creato da un conduttore canadese, certo Ian Anderson, che dopo averlo sperimentato con successo con coppie che erano una garanzia (come BB King con Larry Carlton, Dr John con Johnny Winter) tentò un’accoppiata bizzarra. Albert King, interpellato ovviamente per primo, non era convinto del progetto anche perché non capì subito chi era il suo compagno d’avventura. In realtà si erano già conosciuti una decina d’anni prima ma Steve Ray era allora solo un talentuoso ventenne che stava facendo la sua gavetta suonando con una band in assestamento: quella che da lì a poco sarebbe diventata la Double Trouble (Tommy Shannon al basso, Chris Layton alla batteria e Reese Wynans alle tastiere), la mitica band che lo accompagnò in tantissimi tour in giro per il mondo e nelle pochissime – purtroppo per noi – registrazioni ufficiali. Quando Albert recuperò nella memoria un paio di occasioni nel suo passato in cui suonò con quel ragazzotto che ricordava solo come Little Stevie, acconsentì volentieri e IN SESSION venne pianificato per i primi di dicembre. Steve Ray invece non solo non fece alcuna fatica a ricordarsi le occasioni in cui si trovò fianco a fianco con uno dei tre re della chitarra blues ma era felicissimo di avere la possibilità di suonare con quello che considerava uno dei suoi maestri. Ovviamente la sessione venne guidata dal senior King che portò la sua band (Tony Llorens alle tastiere, Bus Thornton al basso e Michael Llorens alla batteria) con cui aveva suonato negli ultimi anni (e registrato per la Fantasy gli ottimi San Franncisco ‘83 e I’m in a Phone Booth Baby) e decise la scaletta lasciando solo un piccolo spazio per un pezzo di Steve Ray dove poteva anche cantare. La sessione durò un paio d’ore ma vennero destinati al mercato solo 62 minuti per 7 canzoni intramezzate da convenevoli chiacchiere tra i due. La registrazione per qualche misteriosa decisione editoriale, venne pubblicato solo nel 1999 mentre tutto il materiale audio-video per circa 110 minuti venne successivamente messo sul mercato su DVD nel 2010: entrambi i supporti sono ora disponibili nell’edizione STAX/Universal. Nella parte video venne recuperato il pezzo Born Under a Bad Sign che aveva reso famoso Albert King nel lontano 1967 e che, riconosciuto universalmente come una pietra miliare del Blues Moderno, aveva influenzato tantissimi giovani chitarristi tra cui lo stesso Steve Ray.

La scaletta delle 7 canzoni è interessante perché spazia tra i classici blues elettrici appartenenti al repertorio di King che inizia la sessione con un pezzo del suo amico T-Bone Walker (Call it Stormy Monday); viene lasciato subito spazio a Steve Ray che propone la sua Pride and Joy appena pubblicata sull’album di debutto Texas Flood ma si torna subito ad un classico di BB King, Ask me no Questions, ritmato dal pianoforte dal quale emergono spesso gli shuffle di Steve Ray e gli urletti di Albert. Seguono un paio di brani dello stesso Albert King, Blues at Sunrise e Overall Junction, per chiudere con un classico di Tampa Red, padre fondatore del Chiacago Blues, Don’t Lie to me. Per tutti i cultori del blues questa registrazione è veramente una chicca, grande musica, registrazione piacevole e di alta qualità, presenza di due mostri sacri della chitarra elettrica; ma credo che il valore di questo IN SESSION sia più simbolico che musicale: l’iniziale soggezione di Steve Ray e la superiorità di Albert vengono superate quando il secondo, a metà registrazione circa, pronuncia alcune magiche parole, riconoscimento di grande valore per il giovane Steve Ray e quasi un passaggio di testimone tra due generazioni:

I’m about ready to turn it over to you… I’ve got to sit back and watch you.

Sappiamo invece come andarono le cose: purtroppo un tragico destino ci portò via Steve Ray nel 1990 prima del suo maestro che invece scomparse nel 1993 non ancora settantenne.
Davide Palummo, ottobre 2013

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