È Stato detto e scritto tutto su Jimi Hendrix negli ultimi quarant’anni che ci separano dalla sua tragica e prematura morte; di sicuro unanime è la definizione di più grande chitarrista di tutti i tempi, innovatore nel modo di comporre e suonare con grandi influenze su tutti i chitarristi venuti dopo di lui.
È Stato detto e scritto tutto su Jimi Hendrix nei migliaia di libri pubblicati in tutto il mondo tra cui, solo per citarne alcuni tradotti in italiano, La stanza degli specchi. Jimi Hendrix: la vita, i sogni, gli incubi (Feltrinelli, 2008), Jimi Hendrix. Angeli e chitarre (Editori riuniti, 2006), Jimi Hendrix. L’uomo, la magia, la verità (Mondadori, 2006), La grande storia di Jimi Hendrix (Giunti, 1997), Jimi Hendrix. Una chitarra per il secolo (Feltrinelli, 1992), Jimi Hendrix Experience (Castelvecchio, 2003) ed il prossimo Jimi Hendrix. The Guitar Experience (Auditorium, 2010).
È Stato detto e scritto tutto su Jimi Hendrix ma non ascoltato tutto: infatti al fianco dei 3 dischi (ed una manciata di singoli) pubblicati in vita e dei molti postumi (alcuni anche poi rigettati ed esclusi dal catalogo ufficiale come Midnight Lightning e Crash Landing) molto materiale è ancora negli archivi. Nella sua breve e fulminante carriera, che può facilmente essere inserita negli anni sessanta ma che ha espresso il meglio solo negli ultimi 5 anni della sua vita, Jimi ha suonato moltissimo dal vivo (soprattutto nelle West e East Coast americane e a Londra) ed in studio producendo una grandissima quantità di registrazioni, anche alternative cut. Con un’operazione commerciale di grande valore (sicuramente economico per la famiglia Hendrix) la Experience Hendrix LLC sta pubblicando negli ultimi anni materiale di grandissima qualità che ci permette di inquadrare in modo più completo il genio di Seattle. Nonostante tutto, ogni pubblicazione è un grandissimo successo, la freschezza delle registrazioni è impressionante così come la modernità delle interpretazioni e l’enorme capacità espressiva di Hendrix con la sua Fender Stratocaster. La definizione di più grande chitarrista di tutti i tempi acquista nuovi significati, al di là di quelli facilmente associabili ad un genio maledetto portato via dalla droga nel periodo magico del rock, diventato icona di una generazione al fianco di altri geni perduti come Jim Morrison e Janis Joplin e decine di altri magari solo meno conosciuti. Acquista nuovi significati anche perché tutti i grandi chitarristi che sono venuti dopo e cresciuti alla sua scuola non sono mai riusciti, nonostante avessero a disposizione molti più mezzi e moltissimo più tempo, ad eguagliarlo.
Appartiene al suddetto progetto della Experience Hendrix LLC Valleys of Neptune, pubblicato il 5 marzo scorso: 12 registrazioni inedite per circa 60 minuti di eccellenti registrazioni; alcune di queste relative al periodo febbraio/maggio 1969 quando The Jimi Hendrix Experience stava registrando il seguito del doppio album Electric Ladyland. Si aggiunge la cover song mai pubblicata prima; alcuni brani, come Red House, Fire e Stone Free sono classici ma con arrangiamenti nuovi; altri sono interpretazioni inedite come Bleeding Heart di Elmore James e Sunshine Of Your Love dei Cream. Questa nuova pubblicazione attira immediatamente l’attenzione di tutto il mondo musicale: i giornali specialistici gli dedicano le loro copertine (come Rolling Stones, Jam, AXE, Classix e molti altri), recensioni appaiono su tutte le testate sia cartacee che web, le classifiche gli fanno spazio nella loro zona alta (al debutto il CD si posiziona subito al #4 di Billboard Top200).
La proposta commerciale viene resa ancora più appetibile dalla possibilità di download dalla rete e dai contenuti multimediali: attraverso il CD infatti è possibile accedere ad un sito tematico dove poter consultare e scaricare moltissimo materiale testuale, audio e video (http://www.jimihendrix.com/it). Una meraviglia per i fan di Jimi Hendrix. Le 12 tracce, registrate alla Record Plant di New York (1, 2, 3, 4, 8, 11) ed agli Olympic Studios di Londra (5, 6, 7, 9, 10, 12), sono la testimonianza di un periodo importantissimo della carriera di Jimi Hendrix. Ogni energia di Hendrix era tesa al raggiungimento della perfezione: il suo gruppo si era consolidato attorno all’essenziale (basso e batteria) e su fidati compagni come Mitchell e Cox; la strumentazione era stata personalizzata (amplificazione Marshall con il famoso Hendrix Setting) e la confidenza con i mezzi oramai massima (la sua fedele Stratocaster, pedaliera e buzz box); vengono preferiti gli studi di registrazione alle interpretazioni dal vivo, studi dove il perfezionismo di Hendrix ha tutto il suo spazio: qui è stato creato quell’enorme archivio che sta ancora oggi fornendo stimoli ed eccitazioni a tutti gli amanti del grandissimo mancino di Seattle, qui ha avuto sfogo la sua voglia maniacale di perfezione.
Da queste registrazioni è chiaro più che mai che Jimi Hendrix aveva una visione, cercava qualcosa di speciale, voleva esprimere la musica che aveva dentro attraverso la voce ed il suono della sua chitarra, poco contava se non sapeva leggere le note. Tutto sembra chiaro anche solo ascoltando gli accordi proprio di Valley of Neptune ed un suo passaggio:
I see visions of sleeping peaks erupting …
releasing all hell that will shake the Earth from end to end
And this ain’t bad news, good news, or any news … it’s just the truth
Better save your souls while you can
Davide Palummo, Aprile 2010