Vive a Dublino, Liam O’Maonlai, ed è qui che l’ho raggiunto. Quando non suona, dipinge e ogni tanto si spinge a nuotare nell’Oceano della costa ovest irlandese. Liam è una delle colonne portanti degli HOTHOUSE FLOWERS (l’altra è Fiachna Ó Braonáin). Inutile dire quanto ami questa band, che mi accompagna con alcuni dischi fondamentali (People, Home, Songs from the rain), al punto che un verso di Isnt it Amazing è diventata l’intro di uno dei miei libri, Help, il grido del rock. Gli Hothouse flowers sono in concerto a Cantù il prossimo 20 marzo. L’intervista è un piccolo antipasto di quella serata. Ecco come è andata:
Ciao Liam: il vostro ritorno in Italia è contemporaneo all’uscita del vostro nuovo cd-live Goodnight sun. Cosa puoi raccontarci di questo nuovo prodotto?
LIAM – Abbiamo tenuto questo show a Kansas City, nel Missouri, ed è stato registrato da Stephen Ceresia. Riascoltandolo Fiachna ed io ci siamo convinti che catturava come mai l’energia e gli umori della band. Ci sono canzoni da differenti periodi della vita degli Hothouse insieme ad attimi di selvaggia improvvisazione. Insomma abbiamo sentito che valeva la pena di inciderlo e proporlo a tutti…
Come mai negli ultimi anni avete un’attività live così intensa e una così rarefatta produzione discografica?
LIAM – Registrare e scrivere canzoni è un processo intenso, ti svuota. Il nuovo disco live mostra tra le righe che ci sono alcune nuove canzoni pronte… per nascere. Comunque il nostro nuovo disco arriverà quando saremo pronti e quando i tempi saranno maturi.
Provando a definire o a raccontare la vostra musica, giro sempre intorno ai temi di soul musica, gospel e folk-rock…
LIAM -E va bene così. La soul music è un momento importante nella nostra strada musicale. Direi che noi siamo fatti in parti uguali di gospel music, spiritual music e tribal music. Personalmente mi piace onorare la musica in un modo in cui la musica stessa rivela qualcosa alle persone. Io servo la musica, e in fin dei conti anche la musica serve me….
Ricordo il festival di Glastonbury, 1989: vi ho visti in scena insieme a Van Morrison e ai Waterboys, voi che eravate praticamente agli esordi. Che ricordi hai di quei giorni?
LIAM – Quei giorni erano stupendamente folli. I festival sono sempre un evento particolare, ma quello fu proprio speciale: Van è un artista enorme, così come Mike Scott. Ma gli anni sono trascorsi e io oggi amo la musica più di allora. C’è anche più energia ora che nei giorni passati.
Negli anni successivi avete lavorato con Daniele Lanois e Michelle Shocked: siete ancora in contatto con loro?
LIAM – Ogni tanto incontro Lanois, è un artista magnifico. Ha un nuvo progetto in corso, titolato Here i show it is, ed è veramente ricco di ispirazione. Fiachna e Peter O’Toole hanno lavorato per alcuni anni con Michelle, mentre io non la vedo da un po’ di tempo. Comunque lei è una stupenda artista e una performer molto ispirata.
So che sei sempre un grande “ascoltatore” di cose dalle provenienze più diverse: cosa apprezzi particolarmente in questo momento?
LIAM – Adoro e consiglierei a tutti due artisti del Mali, Afel Bocoum e Tiariwen: sono profondi e brillanti. Poi amo due rockband come Killers e Kings of Leon, gente che sa proporre una forte spinta musicale. Per quanto riguarda l’Irish roots music, consiglierei a tutti di sentire Damien Dempsy.
LIAM – Parlando di Irlanda il discorso non può che finire sugli U2: cosa pensi delle loro ultime produzioni?
Gli U2 sono da sempre il segno di un grande rispetto per l’ascoltatore: mettono così tanto lavoro e feeling nella loro musica, che è certo che renderanno soddisfatti chi li ascolta. E gli ultimi dischi non tradiscono queste aspettative.
LIAM – Gli Hothouse sono in tour, c’è il progetto di un nuovo disco in arrivo: hai anche qualche idea “insolita” nel cassetto?
Inizierò a presentare un programma radiofonico da aprile. Sarà una sorpresa…
Liam, un ultima cosa: c’è ancora spazio per la musica che viene dal cuore e dall’anima?
LIAM – Ci sarà sempre un luogo per la musica soul e rock. Perché la musica è nutrimento per lo spirito.
Thanks to: ANNETTE
Walter Gatti