VAN MORRISON: IN THE GARDEN

Non so dire esattamente il perché (o forse si….), sta di fatto che il Van Morrison di In the garden è geneticamente attaccato alla mia persona. Non solo ai miei gusti o alle mie emozioni, ma proprio alla persona intera. Quando No guru, no method, no teacher è uscito (1986) mi ero appena sposato ed ero appena entrato in pianta stabile in una redazione giornalistica. Van Morrison, da parte sua, aveva appena lasciato la vicinanza con gli amici di Ron Hubbard. Diciamo che entrambi avevamo voltato pagina (non credo lui sapesse di me quello che io sapevo di lui, ma questo è un particolare irrilevante). L’irlandese era nel bel mezzo di una delle sue vene poetiche migliori, quel periodo che va da Sense of wonder (1984) fino a Hymns of the silence (1991), sette dischi (comprendendo Irish heratbeat, con i Chieftains, con una Reaglan road monumentale) da incorniciare. Bene: in No guru c’è In the garden, un sogno, una visione, una percezione fisica di un incontro, “io e te, e il Padre, il Figlio, lo Spirito santo, nel giardino bagnato dalla pioggia“. Van è un visionario strano. Sirituale eppure molto fisico, emozionale, eppure vigoroso. Le qualità-difetti di un irlandese in lui esplodono. La sua visione della religiosità è scontrosa e appassionata, folle (remember Johnn Dunne?) e carnale. Bello il disco, bella la canzone.
Quell’anno Van è venuto in tour. Sono andato a vederlo al Rolling stone di Milano. Il mio primo pezzo da giornalista “serio” l’ho scritto su di lui, su quel concerto, su quella canzone. Anni dopo (ho perso il conto delle volte che l’ho visto live, tra cui quel tour memorabile Van Morrison-Dylan, che ho intercettato a Bologna, con il concerto partito dopo un torrenziale diluvio estivo) l’ho rivisto al teatro Toniolo di Mestre quando girava con la sua big band, lo stesso tour da cui poi è uscito l’emozionante A night in San Francisco (ma i suoi live sono tutti imperdibili, da It’s too late to stop us now a Livew at the Grand Opera house). Grazie a qualche aggancio sono riuscito ad andarlo a salutare nel backstage. Pochi minuti di saluto. Gli ho detto “Che gran canzone In the garden“. E lui: “Piace molto anche a me. Mi piace tantissimo”…

Walter Gatti

IN THE GARDEN
(Van Morrison)

The streets are always wet with rain
After a summer shower when I saw you standin’
In the garden in the garden wet with rain

You wiped the teardrops from your eye in sorrow
As we watched the petals fall down to the ground
And as I sat beside you I felt the
Great sadness that day in the garden

And then one day you came back home
You were a creature all in rapture
You had the key to your soul
And you did open that day you came back to the garden

The olden summer breeze was blowin’ on your face
The light of God was shinin’ on your countenance divine
And you were a violet colour as you
Sat beside your father and your mother in the garden

The summer breeze was blowin’ on your face
Within your violet you treasure your summery words
And as the shiver from my neck down to my spine
Ignited me in daylight and nature in the garden

And you went into a trance
Your childlike vision became so fine
And we heard the bells inside the church
We loved so much
And felt the presence of the youth of
Eternal summers in the garden

And as it touched your cheeks so lightly
Born again you were and blushed
and we touched each other lightly
And we felt the presence of the Christ

And I turned to you and I said
No Guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the father in the garden

No Guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the Father and the
Son and the Holy Ghost
In the garden wet with rain
No Guru, no method, no teacher
Just you and I and nature and the holy ghost
In the garden, in the garden, wet with rain
No Guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the Father in the garden

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