Avevamo lasciato i quattro giovanotti di Woodstock in pieno lavorìo: l’avventura del festival nell’aprile ’69 aveva fatto grossi passi avanti, ma ancora non aveva un luogo dove concretizzare il suo sogno. Alla fine del mese gli agenti immobiliari a cui si erano rivolti i quattro “giovani†organizzatori – John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Michael Lang – propongono un’area industriale come sede del concerto. I quattro vanno a vederla, ma i pareri sono discordanti: si trattava di una zona industriale dismessa a Walkill, a qualche decina di chilometri da Woodstock. Per 10.000 dollari il proprietario, Howard Mills Jr., è disposto a dare in affitto
I punti da affrontare per dare corpo al Festival erano: la contrattualizzazione delle band, la logistica di accoglienza, l’organizzazione sonora, la struttura del palco, i rapporti con le autorità locali. Primo punto: chi andava in scena? Alcune bands furono contattate da Artie per vie normali, cioè attraverso i loro manager. Così confermarono la loro presenza i Jefferson Airplane, i Credence Clearwater Revival, gli Who, John Sebastian dei Lovin spoonful. Altri arrivarono “per casoâ€. La folksinger Melanie, famosissima in quei giorni, durante una trasmissione radiofonica su WNEW-FM, si sentì fare la domanda «parteciperai anche tu al festival di Woodstock?». Melanie non ne aveva mai sentito parlare, ma rispose di getto «Certo! Di sicuro». E così accadde. Uno dopo l’altro i nomi più importanti della controcultura rock americana aderirono al volo. Complessivamente l’investimento “artistico†raggiunse i 180.000 dollari, con gli Who che spuntarono il cachet più succulento, 12.500 dollari. I Jefferson, che in quel periodo guadagnavano 6.000 dollari per esibizione, firmarono per 12.000 dollari. Fioccarono anche i “no grazieâ€, i “si forseâ€, i “vedremoâ€: Bob Dylan, Beatles (nel frattempo, proprio il primo giugno ’69, John Lennon e Joko Ono registrano a Montreal Give peace a chance, prima registrazione in solitaria di un Beatles a sancire la fine della band), Stones e Clapton non sarebbero stati della partita: peccato.
Mentre i contatti artistici proseguivano, Lang e Rosenman stazionavano stabilmente a Walkill, per rendere possibile logisticamente il Festival, ma non tutto filava liscio. Parlando con il responsabile della sicurezza della città , Jack Schlosser, Rosenmann aveva detto che il festival avrebbe visto sul palco jazz band e folksinger e un pubblico stimato di 50.000 persone. Nello stesso tempo l’assistente di Lang, Stan Goldstein, stava lavorando con Allan Markoff, 24enne proprietario dell’Audio center di Walkill. Goldstein aveva chiesto a Markoff di realizzare “il più grande impianto audio mai visto negli States”, un impianto sufficiente per 100.000 o 150.000 persone e in grado di trasmettere musica rock anche a chilometri di distanza. Le incongruenze non passavano inosservate, mentre a Walkill non sfuggiva il fatto che la cittadina era diventata meta di questi organizzatori che avevano il look della tanto temuta controcultura hippy. E hippy significava rock, droghe, sesso. Insomma, in città il malumore per il festival serpeggiava.
Intanto, però, la macchina comunicativa e pubblicitaria del festival era partita in grande stile. Radio, giornali, strumenti del passaparola underground ormai battevano il tam tam, “ci vediamo al festivalâ€, era ciò che circolava da Los Angeles a Boston, da San Francisco a Dallas. Intere “comuni†si stavano mobilitando per attraversare gli States e raggiungere Walkill. Migliaia e migliaia di persone avevano già deciso di non perdersi quello che sarebbe stato l’evento rock dell’anno.
In giugno Goldstein, che si era trasferito a Walkill per seguire tutto da vicino, viene invitato a un’assemblea cittadina al City council di Walkill. In sala ci sono 150 persone e Goldstein, solo e tranquillo, crede di dover rispondere a domande “organizzativeâ€. La realtà è diversa: la gente di Walkill e anche Jack Schlosser non ne vuol sapere di ospitare un happening per 100.000 persone con il rischio di vedere la cittadina assediata dalla polizia e dalla guardia nazionale, invasa da hippy e da spacciatori e trasformata in un campeggio. L’assemblea diventa infuocata e si “spegne†dopo due ore. Nei giorni successivi il proprietario dell’area designata, Howard Mills Jr, riceve telefonate minatorie, mentre gli esposti allo sceriffo si susseguono.
Il 15 luglio
Walter Gatti