Tra i primi dischi da riscoprire o da scoprire, mi e’ venuto subito in mente “Mad Dogs and Englishmen” di Joe Cocker, registrato dal vivo a Fillmore East, New York City, il 27 e 28 Marzo del 1970, durante una lunga e massacrante tournee in cui Cocker – balzato alle cronache grazie alla performance di Woodstock – si spremette/venne spremuto come un limone …Ma l’aspro del limone che trasuda dai 19 pezzi che costituiscono quello che uscì come un album doppio, e’ di una potenza assoluta.Supportato da una band colossale – 11 musicisti e 10 cantanti tra cui Jim Keltner, Jim Gordon, Chris Stainton – e manufatto in maniera eccellente grazie agli arrangiamenti di Leon Russell, “Mad Dogs and Englishmen” trasforma tutto, dal rock al pop, dalle ballate al soul, in un grido “bluesy”. E’ il grido e’ quello di Joe, allora ventisettenne, al massimo della sua capacita’ ed espressivita’ vocale, “fatto e strafatto”, costantemente sull’orla del tracollo psicofisico. Ma se lo ascoltate non potrete non riconoscere che quel cantare e’ proprio una domanda di vita, una “darsi” completamente.
Cocker oggigiorno e’ un sopravvissuto (un tot di coloro che suonarono e cantarono con lui non ce l’hanno fatta), e probabilmente non si ricordera’ molto di quegli anni …ma chissa’ che effetto gli farà risentirsi. A me prende ancora allo stomaco…
Riro Maniscalco